Figlie di Santa Maria della Provvidenza Roma

Le Radici

A chi domandava a don Guanella: “Come fa tutto ciò?”, rispondeva: “E’ Dio che fa, la Provvidenza a tutto provvede, bisogna sempre sperare in Lei.
Le Case che cominciano con niente sono quelle che prosperano!”.
Casa S. Maria intorno al 1930, prima della costruzionedella Chiesa (©Archivio storico della Casa, proprietà privata).
Le camerate con i letti, foto del dopoguerra.La Casa arrivò ad ospitare fino a 800 persone(©Archivio storico della Casa, proprietà privata).
Anni ‘50 (©Archivio storico della Casa, proprietà privata)

E Casa Santa Maria ha veramente cominciato con niente!

Già l’Opera femminile guanelliana era presente in Roma dal 1904, con Casa San Pio X, accanto all’ ex convento di San Pancrazio, sul Gianicolo, quando un giorno, verso l’anno 1920, il parroco di San Pancrazio prega suor Pierina Grilli di darsi da fare perchè al catechismo in preparazione della Prima Comunione, partecipavano pochi bambini.

Nei suoi diversi giri la suora si spinge verso via della Nocetta e si trova davanti ad un immenso labirinto di vasconi, baracche, tettoie e rottami.
Incuriosita, vuol vedere e visitare. 

Un anziano malandato le dice che si trova davanti ad una vecchia conceria, nella struttura abbandonata e nel completo degrado, trova una povera vecchia con la figlia cieca.

Suor Pierina immagina elevarsi nel posto una casa con dormitori, con sale, con una chiesa, immagina una nuova Casa dell’Opera don Guanella; ne parla con Mons. Aurelio Bacciarini che dopo un sopralluogo, rimane sbalordito e invita la suora ad abbandonare il progetto. <br>La Provvidenza però si era messa all’opera. 

Qualche anno dopo, arriva alle suore la notizia della vendita della vecchia conceria di via della Nocetta; con l’aiuto del dottor Aminta Milani, archiatra di Pio XI, le trattative di acquisto giungono a soluzione.

Era il novembre del 1923:

quattro suore, suor Adele Colombo, suor Antonietta Venzon, suor Caterina Angelisanti, suor Ida Raschietti, diedero vita alla comunità di Casa S. Maria della Provvidenza con le quattro tradizionali F di ogni fondazione guanelliana (fame, fumo, freddo e fastidi) e con un fondo cassa di 40 centesimi!

Nel giro di poco tempo arrivarono le prime ricoverate, molte orfane, malate, bambine disabili; la Casa apriva le porte all’accoglienza e alla cura delle persone fragili, a “quelle di nessuno

Figlie di Santa Maria della Provvidenza
Figlie di Santa Maria della Provvidenza
Le prime suore raccontavano: C’era povertà estrema, tanto che per il pranzo veniva fornito dalla Casa di S. Pancrazio e poi veniva consumato in piedi per mancanza di tavoli e sedie. Si lavorava a ferri fino a notte tarda, per confezionarecalzini e maglie per poterle vendere; ma si pregava e si cantava nella gioia...Maria S., una delle prime ospiti, ricordava: Si lavorava e ci si aiutava tra noi. Con le suore abbiamo trasportato i mattoni e fatto la calce per costruire S. Maria...

La Casa negli anni ‘70, subì profondi cambiamenti strutturali e organizzativi.
Nacquero i primi reparti costituiti da appartamenti autonomi,con soggiorno, sala da parnzo, camere da letto e servizi.
I gruppi erano affidati a religiose educatrici coadiuvate da personale laico.Venne sperimentata anche una forma base di istruzione scolastica con l’arrivo di insegnanti della Scuola Popolare.

Nello stesso periodo partirono i trattamenti mirati con l’arrivo di medici specialisti che aprirono la strada ai progetti riabilitativi in sintoniacon le prospettive educative indicate dalla pedagogia guanelliana e dallo speciale carisma del Fondatore; contemporaneamente si diede avvio alle attività socio-lavorative con l’apertura dei laboratori artigianali. 

Un’altra conquista importante per favorire l’inclusione sociale furono le prime uscite nel quartiere e i primi soggiorni estivi.